RMR 15 / giugno 2024

NUMERO 15 / giugno 2024

In questo numero:

How to come to terms with death: Giovanni Dominici and the making of sainthood

Attraverso una disanima di tre periodi distinti nella vita di Giovanni Dominici, l’autore si propone di esaminare come la definizione di santità, inizialmente fondata sull’eccezionalità dell’esperienza religiosa, venne ad integrare doveri morali e impegni civili. Allo stesso tempo, il saggio esplora come il tema della morte venisse adattato da Dominici ai bisogni pastorali del suo pubblico maschile e femminile, a seconda se fossero laici o membri del clero o appartenenti ad ordini religiosi. Dominici adeguava il suo messaggio pastorale alle profonde trasformazioni che il concetto di pietà stava subendo e alla crescente importanza assegnata alla vita santa. Di conse- guenza, la morte invece non veniva più concepita come la conferma necessaria della santità. Questi mutamenti erano visibili in modo particolare, benché non esclusivamente, quando Do- minici aveva a che fare con le donne e il loro modo di ottenere la salvezza. Mentre la vita di pe- nitenza continuava ad essere raccomandata, la definizione di santità oscillava tra responsabilità sociali e perfezione personale, cura verso gli altri e miglioramento individuale, doveri di carità e contemplazione privata.

Parole chiave: consolazione, morte, Giovanni Dominici, pietà laica, miracoli, santità.

Examining three distinct periods in Giovanni Dominici’s life, the author investigates the shift from a definition of sainthood centred on exceptionalism to one that integrates moral duties and civic obligations. At the same time, the article explores how Dominici adapted the theme of death according to the pastoral needs of his male and female audiences and whether they were lay or members of the clergy and religious orders. As the definition of piety underwent significant transformations in the Church broadly, and the importance of living saintly (vita sancta) grew, Dominici’s pastoral message changed accordingly. Consequently, death was no longer perceived as the necessary confirmation of one’s sainthood. Although not exclusively, these changes were especially evident when Dominici explored women’s way of achieving salvation. While a penitential life continued to be recommended, the definition of sainthood oscillated between social responsibilities and personal perfection, care towards others and self-amelioration, charitable duties and private contemplation.

Keywords: consolation, death, Giovanni Dominici, lay piety, miracles, sainthood.

Il «capo della setta» e gli «altri assai». Il medico Matteo Fabri e il movimento ereticale a Ravenna alla metà del Cinquecento

L’articolo prende in esame la figura del medico Matteo Fabri (1506-1579), capofila del movimento ereticale a Ravenna alla metà del Cinquecento. Il suo nome compare in diverse te- stimonianze, ma sempre in maniera episodica e frammentaria. Raccogliendo tali attestazioni, e integrandole con uno scavo d’archivio di fonti locali e nazionali (l’Archivio del Dicastero per la Dottrina della Fede), è possibile ricostruire una trama biografica che si snoda in alcune tappe principali: la giovinezza spesa nella violenza delle lotte di fazione; la tardiva acquisizione della laurea in medicina fra Padova e Venezia; la rete di relazioni all’interno e all’esterno della socie- tà ravennate; il processo subito a Roma fra il 1549 e il 1551; infine la dissimulazione e la con- sacrazione a un ruolo di prestigio all’interno del ceto dirigente ravennate. In questo quadro si illumina anche il panorama del movimento ereticale ravennate nel pieno Cinquecento, in parti- colare nel periodo in cui alla guida della Legazione di Romagna fu il cardinale Girolamo Capo- diferro.

Parole chiave: Matteo Fabri, Ravenna, Pietro Manelfi, Girolamo Capodiferro, abiura, nicodemismo.

The article examines the figure of the physician Matteo Fabri (1506-1579), leader of the heretical movement in Ravenna in the middle of the sixteenth century. His name appears in various testimonies, but always in an episodic and fragmentary manner. Bringing together these attestations and integrating them with a thorough research in both local and national (Archivio del Dicastero della Dottrina della Fede) archives, a biography can be re- constructed which unfolds through several main stages: youthhood spent engaged in violent civic “factional” fighting; a late medical degree in Padua and Venice; the relationship net- work inside and outside Ravenna; being put on trial in Rome between 1549 and 1551; and dissimulation and his consecration in a main role among the upper class of Ravenna. In this context, even the landscape of the heretical movement in Ravenna throughout the sixteenth century is illuminated, particularly at the time when the Romagna Legation was led by car- dinal Girolamo Capodiferro.

Keywords: Matteo Fabri, Ravenna, Pietro Manelfi, Girolamo Capodiferro, abjuration, Nicodemism.

Il silenzio di Paolo Sarpi. Modi della comunicazione nella prima età moderna

Il saggio studia i circuiti della comunicazione politica nella Venezia del primo Seicento, a partire dal caso paradigmatico di Paolo Sarpi. Dopo l’Interdetto (1606-1607) Sarpi si risolse a non usare la stampa come mezzo per far sentire la sua voce, ma ricorse ad altri meccanismi della circolazione libraria di Antico regime, servendosi di circuiti privati, pubblicazione manoscritta, vari generi letterari. Con l’obiettivo di presentare una rassegna in vista del 400esimo anniversa- rio della morte di Sarpi, il saggio esamina il supposto silenzio del servita e cerca di articolare i rapporti tra propaganda, storiografia, discorso governativo.

Parole chiave: Paolo Sarpi, Venezia, comunicazione politica, storiografia, manoscritti, censura.

The article studies the communication channels in early seventeenth-century Venice, examining the paradigmatic case of Paolo Sarpi. After the Interdict (1606-1607) Sarpi decided to leave most of his works unpublished and turn to other means to make his voice heard. In particular, he used private correspondence, networks of friends and scholars, manuscripts, and a wide range of different genres. On the occasion of the 400th anniversary of Sarpi’s death, the article intends to survey previous studies in order to shed new light on the alleged silence of the Venetian friar, focusing on the relationship between propaganda, historical writing and governmental discourse.

Keywords: Paolo Sarpi, Venice, political communication, historical writing, manuscripts, censorship.

La politica dell’assistenza. L’autonomia della Chiesa valdese, la Borsa italiana di Ginevra e il Comitato vallone ad Amsterdam (1685-1770)

Il lavoro indaga il ruolo dell’assistenza internazionale verso la Chiesa valdese tra Sei e Settecento. In particolare, lo studio si sofferma su due istituzioni che contribuirono in modo si- gnificativo a soccorrere i valdesi in età moderna: la Borsa italiana di Ginevra e il Comitato val- lone (o Comité Vaudois) di Amsterdam. La Borsa italiana si occupò di aiutare il mondo valdese tra la revoca dell’Editto di Nantes e le successive espulsioni sino al 1730. Nel 1735 si costituì il Comitato vallone ad Amsterdam. Fu quest’ultimo ad assumersi il carico maggiore dell’assistenza della Chiesa valdese. Lo studio fa emergere come l’assistenza internazionale fosse oggetto di pro- fonda preoccupazione all’interno della Chiesa valdese. Quest’ultima, pur riconoscendo l’estremo bisogno del denaro ricevuto, si scontrava con i tentativi di ingerenza politica messi in atto dagli enti finanziatori che – secondo i ministri e la Tavola valdese – potevano mettere a rischio l’autonomia della Chiesa.

Parole chiave: valdesi, Internazionale protestante, Borsa italiana di Ginevra, Comitato vallone, Comité Vaudois.

The article explores the role of international assistance to the Waldensian Church between the 17th and 18th centuries. In particular, the study focuses on two institutions that contributed significantly to its funding: the “Borsa italiana” in Geneva and the “Comitato vallone” (or Comité Vaudois) in Amsterdam. The “Borsa italiana” was responsible for help- ing Waldensians from the revocation of the Edict of Nantes and the following expulsions up to 1730. In 1735, the “Comitato vallone” was established in Amsterdam, becoming the main funding organization of the Waldensian Church. It is shown that international aid was an object of deep concern within the Waldensian Church. While acknowledging the extreme need for the funds received, the Church clashed with the funding institutions over their attempts at political interference, which according to the ministers and the Waldensian Table could put the autonomy of the Church at risk.

Keywords: Waldensians, Protestant International, “Borsa italiana” in Geneva, “Comitato vallone”, “Comité Vaudois”.

Per una “religion raisonnable”. Voltaire, d’Alembert e il calvinismo ginevrino del Settecento

L’articolo di d’Alembert Genève, sull’ Encyclopédie, nasce dall’idea di Voltaire di fare di Ginevra il modello in Europa di una «religion raisonnable» liberale e tollerante. Ma all’elogio di d’Alembert del «socinianisme parfait» del clero ginevrino, la chiesa di Ginevra risponde con una Déclaration di ortodossia calvinista che, anziché chiarire, ripropone tutte le contraddizioni irrisolte della teologia liberale ginevrina del Settecento di Jean Alphonse Turrettini e del suo allievo e successore Jacob Vernet, sulla divinità di Cristo, la giustizia divina, il rapporto tra fede e ragione, il ruolo «necessario» o solo «utile» della rivelazione e sulla tolleranza, ammessa a Ginevra in via di principio, ma limitata in pratica dal divieto di professare in pubblico idee religiose di- verse da quelle dell’ortodossia ufficiale. L’elogio del «socinianisme parfait» di d’Alembert si trasforma così nell’accusa di «socinianisme caché» lanciata da Voltaire e il dibattito sull’articolo Genève finisce per rivelare tutti i limiti e le difficoltà dell’incontro tra calvinismo ginevrino e cultura illuminista che aveva fatto del socinianesimo il sinonimo di una religione universale fondata sulla raison, tollerante e aperta al dissenso.

Parole chiave: D’Alembert, Voltaire, calvinismo ginevrino, illuminismo, socinianesimo, tolleranza.

D’Alembert’s «Genève» article in the Encyclopédie grew out of Voltaire’s idea of mak- ing Geneva into the model for Europe of a liberal and tolerant “religion raisonnable”. But to d’Alembert’s praise of the Genevan clergy’s “socinianisme parfait”, the Church of Geneva responded with a «Déclaration» of Calvinist orthodoxy which, rather than clarifying, reproposes all the unresolved contradictions in Jean Alphonse Turrettini’s 18th-century Genevan liberal theology and of his student and successor Jacob Vernet on the divinity of Christ, divine justice, the relationship between faith and reason, the “necessary” or only “useful” role of revelation, and on tolerance, admitted in Geneva in principle, but limited in practice by the ban on professing religious ideas in public other than those of official orthodoxy. The praise of d’Alembert’s “socinianisme parfait” is thus transformed into the ac- cusation of “socinianisme caché ” launched by Voltaire, and the debate on the «Genève» article culminates with revealing all the limits and difficulties of the encounter between Genevan Calvinism and Enlightenment culture which had made Socinianism the synonym of a universal religion founded on reason, tolerant and open to dissent.

Keywords: D’Alembert, Voltaire, Genevan Calvinism, Enlightenment, Socinianism, tolerance.

Note e documenti

GIULIO ORAZIO BRAVI, Nuovi documenti per Girolamo Zanchi in Italia

Rassegne e discussioni

GIAN PAOLO ROMAGNANI, A proposito di alcuni studi sul lusso e la ricchezza nella Ginevra settecentesca

Percorsi storici

Per Kurt-Victor Selge (1933-2022)

LOTHAR VOGEL, Kurt-Victor Selge, storico della chiesa e ricercatore sul valdismo medievale;

GIAN LUCA POTESTÀ, Kurt-Victor Selge, studioso e editore di Gioacchino da Fiore;

Per Mario Rosa (1932-2022)

STEFANO TABACCHI, Mario Rosa, storico della chiesa, del papatone della vita religiosa;

DANIELA LOMBARDI, Poveri e migranti. Un ricordo di Mario Rosa;

Lavori in corso

MATTEO AL KALAK, SILVIA TOPPETTA, Una digital library per l’Archivio del Dicastero per la Dottrina della Fede. Dall’apertura alla fruizione digitale;

Recensioni

Alessia Lirosi, Alessandro Saggioro, Religioni e parità di genere. Percorsi accidentati (M.C. Giorda);

Marina Benedetti, Euan Cameron (a cura di), A Companion to The Waldenses in the Middle Ages (L. Gaffuri);

Justine L. Trombley, A Diabolical Voice: Heresy and the Reception of the Latin “Mirror of Simple Souls” in Late Medieval Europe (F. Giulietti);

Lucio Biasiori, Rinascimento sotterraneo. Inquisitori e popolo nella Firenze del Cinquecento (C. Presezzi));

Celio Secondo Curione, De amplitudine beati regni Dei (L. Biasiori);

Gabriel Audisio, Massacre en Provence. Le Parlement et les vaudois (1540-1545) (D. Tron)

Clara Stella, Lodovico Domenichi e le Rime diverse d’alcune nobilissime et virtuosissime donne (1559) (S. Adorni Braccesi)

Diego Pedrini, Lucia Dubbini, Il prezzo del perdono. Il Tribunale episcopale di Jesi in età moderna (1530-1730) (D. Solera)

Dennj Solera, La società dell’Inquisizione. Uomini, tribunali e pratiche del Sant’Uffizio romano (S. Peyronel Rambaldi)